Scambio di Coppia
I Dirimpettai (1di 9: primi germogli)
di Zindo
23.08.2024 |
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"Ma ce l'avranno proprio con me o mi sto sbagliando io?
Nel dubbio risaluto anche io..."
Durante le estati ogni anno avevo un periodo di una quindicina di giorni in cui vivevo da solo. Erano le due settimane che precedevano le mie ferie.Mia moglie è una insegnante, d'estate non è legata al lavoro; i miei suoceri abitano in un'ampia casa monofamiliare di una cittadina sulla costa adriatica. Per questi motivi, tutte le estati, mia moglie, un paio di settimane prima che io potessi prendere le ferie, se ne andava al mare, dai suoi, portandosi i nostri due figli ed io restavo da solo.
Non mi sentivo sacrificato dal lavoro, anzi. Quei quindici giorni erano il periodo in cui riuscivo a staccare la spina dalle questioni familiari, mi riposavo mentalmente, lontano dalle lamentele quotidiane di mia moglie su quasi tutto: dalla eccessiva irrequietezza dei figli, al mio non richiamarli abbastanza; dai comportamenti a lei sgraditi dei vicini al mio non reclamare con loro; dal crescere del costo della vita, all'inerzia dello Stato. Insomma lamentarsi di tutto e sempre, ogni anno, quando arrivava a fine anno scolastico, stressata dai suoi alunni.
Poi c'è stato il Covid. Non solo due anni senza vacanze, ma anche lunghi periodi di lockdown: tutti chiusi in casa a darci fastidio l'un l'altro, io con il mio tele-lavoro e moglie e figli con la D. A D..
Per di più ripercussioni non trascurabili sul mio lavoro, fortemente compromesso dall'epidemia che lo ha reso più complicato e scarsamente redditizio. Altro che stress psicologico! Roba da diventar matti! Senza la possibilità di poter stare da solo nemmeno una sola ora.
Quel periodo gradualmente è finito ma nulla più è tornato come prima. I figli sono cresciuti; i suoceri invecchiando, sono diventati pesanti di carattere e petulanti tramite telefono, pur abitando a centinaia di chilometri di distanza; sul lavoro non è facile tornare ai metodi, ai ritmi ed ai profitti di un tempo. Ci vuole impegno e si ottengono scarsi risultati. Troppi sono i pensieri, troppe le preoccupazione, troppa la tensione.
Si dice che ormai in estate tutti sono tornati a sentire il bisogno di tornare a fare una vacanza.
Io non ho sentito questo bisogno ma quello di staccare la spina. Il bisogno di quelle famose due settimane in cui restavo da solo in città, senza rottura di scatole di moglie o di figli e neanche dei suoceri. Avevo bisogno di quelle due settimane in cui potevo sentirmi libero.
Ne ho sentito la nostalgia, il desiderio, il bisogno appunto.
Mia moglie non avrebbe capito perché è portata a fare sempre il confronto con se stessa per arrivare sempre a concludere di essere lei in una situazione peggiore di quella degli altri. Per questo, forse per la prima volta, le ho mentito.
Ad onor del vero mi stavo adeguando ai suoi programmi e cioè al partire tutti e quattro, proprio questo sabato mattino, per andare a trascorrere di nuovo un paio di settimane al mare, dai suoceri. I suoceri diventati strani, che stressano anche per telefono, immaginarsi a viverci insieme quindici giorni.
Per questa ragione solo due giorni fa ho mentito dicendo che ci sono stati degli imprevisti sul lavoro e, non sapendo inventare quali, li ho definiti "problemi molto seri e un po complicati da spiegare, comunque da affrontare con urgenza. Questioni di pratiche burocratiche con il fisco", sapendo che mia moglie del fisco ha sempre avuto paura, soggezione e rispetto.
La verità è che volevo riassaporare un periodo di totale libertà come in epoca pre-Covid.
Ha funzionato.
Poco fa sono partiti. I figli ormai adolescenti e non più bambini, quasi contenti di avere un sorvegliante di meno; la moglie un poco dispiaciuta, ma non più del minimo necessario: per lei andare dai genitori forse è importante come per me il restare da solo.
Io?
Io libero! Ohhh!
Per pochi giorni dopo tanto tempo, ma ...liberooooo!!!!!
Primo problema; non sporcare troppo casa per non dover poi perder troppo tempo per pulirla.
Soluzione semplice: usare poco l'interno casa e molto la terrazza veranda della cucina, molto ampia, tanto che ci teniamo tavolo e sedie per pranzare qualche volta all'aperto.
Si presta perché affaccia sul cortile interno del grande palazzo a pianta quadrangolare in cui abito.
Il fatto che si affaccia sul cortile mi fa illudere che mi assicura anche una certa riservatezza e, subito decido che la veranda sarà il mio quartiere generale per i giorni di "libertà"(dalla famiglia), che penso di vivere da "recluso" (in casa).
Scendo a fare provviste nei negozi e poi torno a casa per fare i miei comodi senza sentire nessuno che brontola.
Compere fatte, casa in ordine, nessuno che rompe le scatole.
Sulla veranda ora batte un bel sole, non ancora cocente perché è ancora presto, saranno le nove, massimo le nove e mezzo del mattino. Voglio godermelo questo sole, alla faccia di chi se ne sta andando al mare.
Prendo la poltrona a sdraio che a volte mia moglie usa per fare il pisolino pomeridiano su questa terrazza, la apro, mi ci adagio sopra a favore di sole, chiudo gli occhi e mi sento felice.
Il sole è più caldo di quel che pensavo. Sbottono la camicia e la allargo liberando il torace.
Fa proprio caldo, quasi quasi mi spoglio, così mi lascio anche abbronzare.
Lo penso, lo faccio. Sono libero, posso farlo.
Esagero. mi tolgo tutto. Sì, voglio fare il naturista, prendere il sole completamente nudo.
Diamine se si sta bene così, con il sole che dà calore al corpo e la brezza leggera che ne attutisce il calore ed accarezza la pelle.
Me lo voglio proprio godere questo piacevole oziare.
Chiudo gli occhi e mi rilasso.
Ops!,,che mi sono anche appisolato?
Eh sì! Forse per soli pochi minuti ma ho proprio dormito. Sì, mi sono proprio appisolato.
Apro gli occhi per guardare sull'orologio che porto al polso, unico indumento che indosso oltre la catenina al collo e la vera all'anulare sinistro. Prima di leggere l'ora vedo ...vedo...
Oh cribbio! E quello chi è? Che fa? Guarda?
Ebbene sì. Il mio balcone non assicura affatto la riservatezza che credevo!
Da una veranda analoga alla mia, dell'ala di fronte, ad un paio di piani al di sopra del mio, c'è un tale che mi spia, che guarda. Mi pare che stia sorridendo.
Anche la sua veranda ha il parapetto in muratura come il mio, perciò dal basso dove mi trovo posso vederlo solo dalla cintola in su.
Il dorso ce l'ha nudo, il di sotto non lo so, non lo vedo. Sarà tutto nudo come me, anche lui?
Sollevo le spalle per sedermi a cavalcioni sulla sdraio e per vedere meglio "quello lì".
Lui gira la testa alle sue spalle. Comunque non mi pare che lo faccia per distogliere il suo sguardo da me. Infatti torna subito a farlo e io un attimo dopo capisco perché si è girato: per chiamare qualcuno. Anzi qualcuna.
Al suo fianco ora si affaccia anche una donna. Lei è coperta. Indossa una specie di canottiera molto scollata e molto aderente, ma è vestita.
Guarda verso me anche lei. Evidentemente l'uomo l'ha chiamata apposta, forse scandalizzato dalla mia nudità.
"Che stronzo- penso di me stesso- come ho potuto credere di non essere visto da quelli di fronte? Speriamo non chiamino vigili, polizia o altri e fanno scoppiare uno scandalo." e con questo timore mi alzo e rientro dopo aver raccolto i miei abiti.
Vado dentro per rivestirmi, per non dare ulteriore indecoroso spettacolo ai dirimpettai.
Ritorno sulla veranda subito dopo, questione di attimi, di un minuto o poco più. Il mio sguardo va subito a cerare di vedere se quei due ci sono ancora o no.
Ci sono. Lui ha le braccia tese per appoggiarsi con le mani alla balaustra. Lei invece...,
...ma no! Dai..., Invece sì : ha proprio un binocolo puntato su di me. Ecco, ora lo passa all'uomo. Guarda anche lui. La donna sembra dirgli qualcosa avvinandosi all'orecchio di lui che senza togliere il binocolo dagli occhi agita un braccio verso me, a mo' di saluto.
Lei fa altrettanto.
Ma ce l'avranno proprio con me o mi sto sbagliando io?
Nel dubbio risaluto anche io.
L'uomo ripassa il binocolo alla donna, e continua a guardare verso me. Con movimenti marcati, da teatrante del genere mimo, fa dei gesti, come dei segnali diretti a me.
Non riesco a decifrarli subito ma suppongo che voglia segnalarmi il suo disappunto e redarguirmi per il mio comportamento eccessivamente disinvolto.
Ripete gli stessi gesti più volte. Alla fine credo di capire: indica me e lui alternative per dire "noi due", indica verso il basso come a voler dire "Scendiamo"; poi batte l'uno contro l'altro gli indice delle sue mani e alza un braccio mettendo la mano ad angolo retto, tenendo fermo il pollice e muovendo insieme le altre dita come a dire"parlare". Traduco quindi in "Scendi giù, io e te dobbiamo parlare"
Porca miseria! Mi sa che è un marito geloso che mi vuole fare la ramanzina per come mi sono esposto fuori.
E cavoli ma mica l'ho fatto volontariamente? E poi non c'era nessuno prima. Appena ho visto loro mi sono subito vestito. E' stato lui a chiamare la moglie e a darle il binocolo. Che vuole adesso da me? Pensa forse di intimorirmi? Per quale motivo? Mica ho paura di andare a chiarire la questione!
Faccio anche io il mimo. Muovo su e giù la testa, indico il mio orologio, alzo la mano con le cinque dita alzate.
Spero di aver trasmesso il mio messaggio "Va bene, scendo. Tra cinque minuti"
Mi segnala la ricezione del messaggio con un ampio sorriso ed il gesto dell'O. K.
Andiamo a vedere che vuole questo.
Scendo fino in strada. L'edificio è grandissimo ed ha più accessi per ogni lato. Certamente lui scenderà dal lato opposto, sulla via parallela a quella dove scendo io.
Dovrei scegliere quale traversa prendere, tra le due che ricongiungono le due strade e che completano di circondare la grande struttura.
Entrambe mi porterebbero sul lato opposto. Dovrei sapere quale sceglie "lui".
D'istinto opto per quella a destra che in realtà e una delle strade principali della città, tanto che si fregia del titolo di "corso" e non di "via" come le altre tre che racchiudono il palazzo.
Proprio perché è "il corso" ed è caratterizzato da negozi e spesso è affollato. Non questa mattina.
Si vede che è piena estate e la città si è svuotata. Almeno tre dei negozi compresi nell'edificio dove abito sono "chiusi per ferie", uno è il bar.
C'è poca gente in giro, pochissima.
Quando giro l'angolo vedo l'altro che spunta dall'angolo apposto.
Penso sia lui, quello che mi ha invitato(o sfidato?) a scendere anche se ora non è più a dorso nudo ma indossa una T-shirt bianca, calzoncini di jeans fino al ginocchio e sandali,
Avanziamo l'uno verso l'altro guardandoci reciprocamente negli occhi.
Ho la sensazione di stare vivendo una scena da vecchi film western ed essere un pistolero che avanza verso lo sceriffo (o viceversa).
Forse anche lui pensa la stessa cosa e la trova divertente, infatti si avvicina e sorride sempre più marcatamente.
Lo starà facendo con aria di sfida o perché ha immaginato anche lui la scena western e gli viene da ridere?. Siamo a pochi metri di distanza. Lui avanza, io avanzo. Lui mi guarda, io lo guardo. Ormai siamo vicinissimi. Lui sorride, io no.
Tende la mano e ampliando il sorriso dice: "Ciao, sono Ruben"
Senza sorridere accetto di stringergli (si fa per dire, è lui che stringe la mia, io "subisco") e pronuncio il mio cognome.
Lui trattiene la mia mano nella sua e ripete "Ruben ...", seguito da un altra parola.
Solo ora capisco che Ruben è il sui nome. Il cognome è l'altra parola che ha aggiunto adesso.
Ripeto anche io , questa volta dando prima il mio nome e poi il mio cognome.
Io sono teso, lui sembra rilassato.
Molla la mia mano per mettere una delle sue sulla mia spalla in maniera troppo confidenziale e propone: "Prendiamo qualcosa al bar?"
"E' chiuso"
"Quello laggiù è aperto. Facciamo due passi e parliamo. Ti va?"
"Parliamo di che?"
Sono interiormente agitato. Da una parte sollevato perché mi pare evidente che non ha intenzione di fare reclami per la mia stupida esibizione, dall'altra sono sorpreso dalla sua eccessiva disinvoltura. Perché si prende tanta confidenza ed è apparentemente così affabile? Non è che mi ha scambiato per qualche altro?
Dice:" Possiamo parlare di quanto è noioso restare in città in questo periodo per esempio"
Ho voglia di dirgli che io non mi annoio affatto, anzi, che prima che mi proponesse di scendere me la stavo godendo alla grande e non mi annoiavo affatto.
Non me ne dà il tempo, perché continua dicendo; "Appena io ed Ester ti abbiamo visto dal balcone, abbiamo gioito nel vedere che non siamo solo noi due da queste parti"
"Soli? Non siamo mica pochi! Anni fa la città ad agosto si vuotava, adesso guarda quante persone stanno in giro"
"Non intendevo soli in città, ma solo come naturisti"
"Natura..che???"
"Ti ho visto stare in libertà sul terrazzino, sai. Anche io e mia moglie siamo naturasti e quando si può e dove si può ci mettiamo nudi anche noi"
"Ho capito. Lo so. Non dovevo. Scusami, Non pensavo di essere visto. Poi mi sono coperto, mi pare"
"Perché ti scusi? Anzi! Almeno ci siamo conosciuti. E' bello conoscere persone che hanno gli stessi gusti e le stesse abitudini"
"Veramente io...."
Non mi lascia parlare, Continua lui. "Sai-dice- quando possiamo andare in vacanza scegliamo determinati luoghi dove si pratica il nudismo. Quest'estate siamo stati nel nord est d'Italia. Non so se conosci la Costa dei Barbari o Porto Caleri o Lido di Dante...? Ce li siamo fatti tutti il mese scorso. Ci sei mai stato?"
Mento spudoratamente "No, frequento altri luoghi, e poi ...-invento al momento-..in realtà ci andavo, ora non più. Mi accontento di mettermi in libertà quando sono in casa,...se si può. Oggi forse non si poteva. Non pensavo di poter essere visto"
"Hai fatto benissimo. Ho una proposta da farti. Intanto che prendi? Offro io!"
Eravamo già quasi arrivati al bar.
Lo incalzo "Sentiamo la proposta prima"
Si ferma e di conseguenza m'induce a fermarmi.
Disinvoltamente dice: "E' semplice. E' vero che a noi piace la natura, ma anche altro. Capisci vero? Nei campi nudisti è facile che si facciano incontri interessanti che a me e mia moglie non dispiacciono affatto. Anzi, frequentiamo certi posti soprattutto per questo motivo. Purtroppo da queste parti non riusciamo a trovare né luoghi dove si pratica nudismo, né amanti di questo genere. Tu sei uno dei primi. Conosciamo solo un'altra coppia ma ora sono in vacanza in Croazia. Vengo al dunque: Io e mia moglie lo scorso weekend siamo stati al fiume, oltre il vecchio mulino. C'è una tratto di ..diciamo spiaggia.., con fitto ghiaietto, proprio in riva al fiume ed è ben riparato dalla zona boschiva e dai cespugli. Un luogo ideale e tranquillo. Troppo tranquillo, praticamente deserto. In tutta la giornata non abbiamo visto anima viva. Oggi io volevo tornarci sperando in qualche piacevole incontro, mia moglie dice che non ne vale la pena poiché non c'è nessuno. Abbiamo visto te e...ci è venuta l'idea di invitarti. Se ti va di venire con noi ci andremo e..(strizza l'occhiolino)... Penso che potremmo divertirci. Ci stai?"
...Penso di sì, ma siccome la narrazione è andata già per le lunghe dovrei liquidare troppo frettolosamente quello che succederà tra breve, con il rischio di non dare un buon resoconto.
Per questo ( e per ora) mi fermo qui, ma vi aspetto nella pepata seconda parte. Io la scriverò e la pubblicherò. Voi la leggerete?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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